La sede
La Biblioteca Universitaria Alessandrina fu fondata nel 1667 su progetto e per volontà di Papa Alessandro VII, Fabio Chigi, come biblioteca dello Studium Urbis. L’idea di dotare l’Ateneo di una biblioteca, come luogo di lettura per studenti e professori era stata già avanzata da Carlo Cartari, decano degli Avvocati Concistoriali che si occupavano della gestione della “Sapienza” e che fu colui che fra il 1658 ed il 1665 seguì, in un vivo rapporto di collaborazione, prima con Francesco Borromini e poi con Pietro da Cortona, i lavori di costruzione della Biblioteca Universitaria Alessandrina.
Fabio Chigi, nato a Siena nel 1599, personaggio di levatura politica europea, ricordato come “pacificatore di Vestfalia”, cercò di affermare la propria autorità spirituale con mezzi culturali di vario tipo che facevano perno sullo Studium Urbis, al tempo stesso istituzione concreta e spazio simbolico.
Il Seicento in Europa è il secolo delle grandi biblioteche, pensate ed edificate ad imitazione di quella fatta costruire da Filippo II e inaugurata nel 1584 nel monastero di San Lorenzo del Escorial, vicino Madrid: gli arredi innovativi prevedevano scaffali a muro di legno pregiato nei quali la disposizione dei libri era verticale invece che orizzontale.
A Roma, il decreto di fondazione della biblioteca che dal pontefice prese il nome di Alessandrina, fu emanato il 20 aprile 1667, ma l’apertura della stessa “a pubblico uso e comodità” venne annunciata solamente il 6 novembre 1670.
Lo Studium Urbis era allora localizzato in Corso Rinascimento, nel Rione Sant’Eustachio, all’interno del complesso nel quale Francesco Borromini nel 1642 aveva iniziato la costruzione della chiesa che avrebbe poi dotato della famosa cupola elicoidale. L’architetto gettò le fondamenta della biblioteca che venne completata dopo la sua morte, progettando un’ampia aula suddivisa in tre campate con volte a vela, con scaffali in legno a parete e plutei al centro.
Il palazzo della Sapienza, la cui costruzione era iniziata sotto la responsabilità di Michelangelo, è oggi sede dell’Archivio di Stato di Roma.
L’attuale sede della Biblioteca Universitaria Alessandrina è invece all’interno del corpo di fabbrica del Rettorato della Città Universitaria, realizzata in stile razionalista su progetto di Marcello Piacentini e dai suoi collaboratori tra il 1933 e il 1935. Piacentini stesso ha elaborato sia la struttura della biblioteca e dei magazzini librari, soprelevati e realizzati con un’unica configurazione autoportante che si eleva per quattro piani, sia gli arredi interni, in legno e metallo, sobri ed eleganti, estremamente funzionali. Meritano particolare menzione gli scaffali dei depositi librari che l’architetto fece realizzare dalla ditta Lips Vago in metallo color verde militare, con una spalliera a cremagliera che consente ancora oggi di sistemare i ripiani all’altezza necessaria per una razionale disposizione delle unità bibliografiche.
Le raccolte librarie
Papa Alessandro VII aveva deciso di fondare un istituto che potesse crescere nel tempo e a questo scopo gli Avvocati Concistoriali si dedicarono con grande impegno al reperimento del materiale bibliografico che andò a costituire una serie di fondi riuniti. Il principale fu la “Libraria impressa dei duchi di Urbino”, costituita da oltre 13.000 volumi che Francesco Maria II della Rovere, morendo senza eredi, aveva lasciato ai Chierici Regolari Minori Caracciolini di Casterdurante (oggi Urbania) e che Alessandro VII fece requisire. Grazie ai cataloghi sappiamo che tale Fondo Urbinate rappresentava il 39% dei volumi totali della Biblioteca Alessandrina al momento dell’apertura pubblica.
La preziosa collezione ducale raccoglie i frutti di vari secoli di mecenatismo illuminato, comprendendo anche opere di autori allora proibiti o sospetti come Machiavelli, Giordano Bruno, Copernico e Keplero, e rispecchia i variegati e molteplici interessi di Francesco Maria II.
Il nucleo storico delle raccolte della biblioteca è costituito inoltre dai duplicati della biblioteca Chigiana (1644), dai 423 duplicati della Biblioteca Vaticana. Al cosiddetto “Fondo Antico” si uniscono, a partire dal 1815, gli esemplari delle opere stampate nello Stato Pontificio e, dal 1870, gli esemplari di quelle stampate da tipografie della provincia di Roma.
Nel 1935, con il trasferimento nella nuova sede dall’interno della Città Universitaria, vengono depositate nell’Alessandrina le preesistenti biblioteche delle Facoltà di Lettere, Giurisprudenza e Scienze politiche. Successivamente, importanti donazioni (Fondo Vittorio Rossi, Fondo Schupfer, Fondo Chiovenda…) sottolineano l’esistenza di un rapporto vitale fra l’istituzione e la cultura accademica.
Attualmente, in base a quanto previsto dalla L.106/2004, la Regione Lazio ha individuato la Biblioteca Universitaria Alessandrina come istituto per il deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all’uso pubblico, editi nella Provincia di Roma.
Interni della biblioteca negli anni ’30 del secolo scorso